Il peccato non consiste semplicemente in un limite dell'uomo; o in una sua insufficienza, o in una sua mancanza, ne si deve confondere con l'errore o lo sbaglio. Il peccato è qualche cosa di più profondo. Il peccato è una atto compiuto liberamente dell'uomo contro la volontà di Dio. E' pertanto un'offesa a Dio, perché in contrasto con la sua volontà; è rottura della sua amicizia e della comunione con lui.
Di riflesso il peccato si ripercuote anche nell'uomo: costituisce un'azione che, invece di farlo crescere, lo porta lontano dalla meta che è Dio stesso. Perché ci possa essere il peccato, è necessario che l'azione peccaminosa sia percepita come contraria alla volontà di Dio e sia compiuta liberamente e deliberatamente.
Peccato mortale e peccato veniale.
Il peccato si distingue in mortale e in veniale. Il peccato veniale è un'azione contraria alla volontà divina, ma in materia leggera al punto che propriamente non rompe il patto di amore e di amicizia con Dio, ma ne costituisce un raffreddamento e allontanamento. Il peccato veniale trascurato e commesso abitualmente ad occhi aperti porta facilmente al peccato mortale.
Il peccato mortale, come dice la parola, è un peccato che porta alla morte dell'anima; costituisce una vera rottura dell'amicizia con Dio. Comporta la perdita della grazia santificante, ossia dell'amicizia con Dio. E' la perdita dell'amore di Dio in noi.
Per il credente, è quanto di più grave l'uomo possa compiere.
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