geronimo

giovedì 5 luglio 2018

SMITH ADAM


SMITH ADAM
1723/1790 SCOZIA
Nel suo sistema teorico egli sottolinea i benefici supremi dell'ordine naturale e delle inclinazioni naturali dell'uomo, che sono spesso compresse e distorte dalle istituzioni umane. La condotta umana, secondo S., è determinata da sei impulsi: egoismo/">egoismo, simpatia, desiderio di libertà, senso della proprietà, abitudine al lavoro e tendenza al baratto. Grazie a questi impulsi, ogni uomo sa perfettamente riconoscere il proprio interesse, e quindi dovrebbe essere lasciato libero di soddisfarlo secondo le proprie inclinazioni. D'altra parte, se l'uomo persegue il proprio interesse personale, egli persegue anche, indirettamente, il bene di tutti. La Provvidenza infatti ha impresso alla società un ordine naturale, ha equilibrato armoniosamente gli impulsi che muovono l'uomo, ed ha temperato l'egoismo di quest'ultimo con altri sentimenti, soprattutto con la simpatia. Ciascun individuo perciò, perseguendo il proprio particolare interesse, è "spinto da una mano invisibile a promuovere un fine che non era stato previsto dalle sue intenzioni", e cioè il bene comune; al contrario, afferma S., "non ho mai avuto occasione di constatare il bene fatto da coloro che affermano di operare per il benessere comune". Le conseguenze economico-politiche di questa filosofia etico-sociale sono assai rilevanti. Se si deve lasciare libero ogni membro della comunità di operare per massimizzare il suo profitto, perché in tal modo egli contribuirà al bene comune, allora l'intervento del governo nella società deve essere rigorosamente limitato. E infatti S. riconosce al governo solo tre compiti: assicurare la difesa da aggressioni straniere, istituire una rigorosa amministrazione della giustizia, provvedere alle opere pubbliche. Qualunque altro intervento del governo risulterà sicuramente dannoso. Ogni ingerenza statale nell'industria, nel commercio, nell'agricoltura altererà quell'ordine intrinseco che regna in questi grandi settori non meno che nell'attività economica individuale. Il pensiero sociale ed economico di S. costituiva così una rigorosa giustificazione teorica del laisser faire. S. criticò infatti aspramente tutti gli ostacoli concreti che si opponevano al trionfo dei suoi principî (privilegi, monopolî, regolamentazioni industriali, dazî eccessivi, ecc.). Per consenso quasi unanime S. è considerato il fondatore della scienza economica moderna (uno dei pochi studiosi che contestano tale affermazione è Schumpeter). È indubbio che l'elegante e organica presentazione dei vantaggi della divisione del lavoro e dello scambio fornita da S. rappresenti il punto di partenza della scuola economica "classica", che doveva avere in Ricardo uno dei suoi più illustri continuatori. La caratteristica più interessante dell'opera di S. è, al riguardo, la dimostrazione del come il mercato rappresenti lo strumento di coordinamento degli interessi individuali, realizzando quella cooperazione fra individui che è alla base di qualsiasi sistema economico. La dimostrazione dei vantaggi degli scambî internazionali, sia pure incompleta e imparziale, sarà, estesa e completata da Ricardo, fino a tutt'oggi, malgrado i suoi limiti, la più eloquente analisi a favore della libertà del commercio internazionale. Sia che si guardi a S. come precursore delle teorie "classiche" del valore-lavoro e antecedente fondamentale dell'opera di Ricardo, sia che si sottolinei invece l'estrema eleganza della sua presentazione della filosofia liberista, sembra indubbio che l'opera di S. costituisca il punto di partenza del pensiero economico moderno.

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