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giovedì 5 luglio 2018

BERLINO 1884


 Berlino 1884-85: la spartizione dell’Africa Diretta conseguenza della crescita dell’economia internazionale e dello sviluppo industriale è l’emergere, a partire dagli anni Ottanta dell’Ottocento, di forti tensioni politiche tra le principali potenze europee. Lo sviluppo industriale, che dal primo avvio in Inghilterra si è allargato alle nazioni continentali, aumenta a dismisura la loro forza economica, facendo crescere la competizione per l’allargamento delle sfere di influenza, e trasforma i caratteri del colonialismo europeo. Da un lato, i territori colonizzati, che sino ad ora hanno assicurato la fornitura di materie prime e assorbito la popolazione in sovrannumero, diventano importanti anche come mercati; dall’altro, una crescente presenza militare e politica è considerata una condizione necessaria per la tutela degli investimenti. L’espansione coloniale si trasforma così in uno dei fattori decisivi delle relazioni internazionali, e parallelamente si intensificano le sue ripercussioni sulla politica interna dei paesi colonizzatori. Sull’esempio della Gran Bretagna, che dal 1877 ha rafforzato i legami politici e istituzionali con i suoi domini d’oltremare, tutte le potenze europee puntano a dare un assetto “imperiale” alle loro relazioni con i paesi extraeuropei nei quali hanno in precedenza conquistato possedimenti o acquisito un forte potere di influenza a scopi economici o strategicocommerciali. Tale tendenza comporta ovunque l’esaltazione dei sentimenti di potenza nazionale e di superiorità della razza bianca. Il carattere decisivo che distingue gli anni dal 1880 fino alla prima guerra mondiale dal periodo precedente non va dunque individuato semplicemente nell’inedita estensione geografica raggiunta dall’espansione coloniale, che pure giunge a interessare quasi la metà della superficie terrestre, ma piuttosto nelle nuove forme assunte dal dominio coloniale stesso. Da questo punto di vista, la caratteristica principale è la tendenza da parte delle potenze europee a pianificare la spartizione del mondo e ad accordarsi a tavolino sulla creazione di sfere di influenza, nel tentativo di risolvere sulla base di negoziati diplomatici gli immancabili conflitti derivanti dal sovrapporsi delle rispettive direttrici di espansione coloniale. La manifestazione più eclatante delle tendenze imperialistiche interessa l’Africa. Ancora intorno al 1840 la conoscenza del continente africano da parte degli europei è assai imprecisa, e del tutto ignota risulta la maggior parte delle zone interne. Negli anni tra il 1850 e il 1870 una serie di spedizioni geografiche – guidate da esploratori come David Livingstone ed Henry Stanley – hanno consentito di individuare le sorgenti del Nilo e il percorso dei fiumi Congo, Niger e Zambesi. Frizioni sulla conquista delle regioni africane cominciano a emergere nel 1877, quando il governo britannico della provincia del Capo, nell’Africa del Sud, decide di annettere lo Stato minerario e diamantifero del Transvaal, governato da coloni boeri (di origine olandese); il conflitto anglo-boero sancisce, nel 1881, la sconfitta inglese e il riconoscimento dell’autonomia del Transvaal, che diviene repubblica Sudafricana. Tensioni ancora più aspre si sviluppano nel 1882 tra Gran Bretagna e Francia in seguito all’occupazione dell’Egitto da parte di truppe del governo di Londra; la creazione di un protettorato militare britannico sul paese, giustificato dalla necessità di sedare la rivolta della popolazione egiziana contro le pesanti interferenze straniere, pone fine al controllo congiunto anglo-francese sulle finanze egiziane e soprattutto sul canale di Suez. La penetrazione francese in Algeria (conquistata nel 1830), in Tunisia e dal Senegal verso il Niger, l’ingresso di altre potenze nella competizione coloniale (il Belgio cerca di affermare il proprio dominio 2 sul bacino del Congo scontrandosi con interessi portoghesi e francesi sulla regione, mentre la Germania acquisisce il controllo del Togo e del Cameroun, e poi del Tanganica in una zona che ha già visto affermarsi il dominio britannico su Kenya e Uganda) moltiplica le aree di frizione. Proprio in relazione al problema del Congo, il Portogallo lancia la proposta di una conferenza internazionale per la spartizione di questa regione. La proposta viene immediatamente ripresa dalla Germania con il cancelliere Bismarck che aspira a proporre il governo tedesco come arbitro delle rivalità internazionali. La conferenza si apre a Berlino il 14 novembre 1884 e vede la presenza di 14 potenze: Germania, Austria-Ungheria, Belgio, Danimarca, Impero Ottomano, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Italia, Olanda, Portogallo, Russia, Svezia. Si scontrano due posizioni: da un lato Bismarck intende garantire la libertà di navigazione e di commercio in tutta la zona, dall’altro il Portogallo, sostenuto dalla Francia, concepisce le colonie come un monopolio commerciale detenuto dalla metropoli. Alla fine, il 23 febbraio 1885, vengono approvati i punti seguenti: • Ogni potenza europea presente sulla costa può estendere il suo dominio verso l’interno fino a dove incontra un’altra « sfera d’influenza »( nozione che compare per la prima volta in un trattato internazionale). • Non vi può essere annessione se non per mezzo dell’occupazione effettiva del territorio. Viene quindi escluso il principio dell’hinterland che permette l’annessione automatica dell’interno sepmplicemente occupando la zona costiera. • Libertà di navigazione sui fiumi Niger e Congo e libertà di commercio nel bacino del Congo. • una risoluzione contro la schiavitù, che divenne illegale, ma restò ampiamente applicata in tutta l'Africa. • La Conferenza prende atto dell’esistenza dello Stato indipendente del Congo, potenza sovrana e territorio di proprietà personale del re Leopoldo II del Belgio (che diventerà colonia belga nel 1908). La Francia si vede riconosciuta l’autorità sulla riva destra del fiume Congo. La conferenza poneva in tal modo fine agli effetti destabilizzanti che l’espansione coloniale in Africa minacciava di avere sulle relazioni internazionali. Con due importanti conseguenze: da una parte lo spostamento delle tensioni e dei conflitti d’interessi europei fuori dell’Europa, con il parallelo tentativo di ristabilire gli equilibri di potenza attraverso una frenetica “corsa” dei diversi paesi alla colonizzazione militare ed economica del mondo; dall’altra la trasformazione del concetto stesso di colonialismo, che da sistema di egemonia prettamente commerciale passa a indicare il controllo politico diretto sulle colonie e lo sfruttamento massiccio delle loro risorse. Le regioni sottoposte al controllo europeo diventano colonie, oppure protettorati, con locali governi-fantoccio sostenuti dal paese dominante, la “madrepatria”. La ricerca di nuovi mercati non è più limitata solamente a imprese e compagnie, ma diventa una politica nazionale sostenuta fortemente dagli Stati centrali, finanziata con fondi pubblici e gestita da appositi apparati amministrativi. Ovunque, gli europei investono somme crescenti di denaro, ricavano quantità sempre maggiori di materie prime, impongono i loro modelli culturali e politico-istituzionali, guidando la politica economica e la vita interna dei paesi dominati. Gli obiettivi economico-produttivi dell’imperialismo europeo si confondono peraltro molto spesso con l’affermazione di una presunta “missione civilizzatrice” dei bianchi, che avrebbe dovuto portare la civiltà alle popolazioni indigene, ritenute ben lontane dal raggiungerla. Alcuni fattori sono stati determinanti nel consentire una occupazione territoriale dell'Africa che includesse anche le zone più interne: 3 • Malattie: verso la seconda metà dell'Ottocento la mortalità degli occidentali in Africa, legata a malattie, è scesa da un 25-50% al 5%, misura comunque considerevole, grazie alla scoperta delle proprietà antimalariche del chinino; altre conoscenze riguardo alla gestione delle malattie hanno consentito di porre un freno alla mortalità estremamente elevata dovuta alle malattie tropicali. • Armi: è in questi anni che si riscontra il maggior gap tecnologico tra i vari paesi africani e l'occidente; con la sostituzione del moschetto con i più efficaci fucili (a percussione e poi a retrocarica) ed il miglioramento delle tecnologie dell'artiglieria, l'Occidente aumenta il vantaggio tecnologico nei confronti del continente africano. • Esplorazioni: dal 1850 vari paesi occidentali finanziano numerose esplorazioni geografiche ed istituti geografici per acquisire informazioni sulle parti più interne dell'Africa che erano totalmente sconosciute. Le spedizioni geografiche (famosi esploratori furono Livingstone, Burton, Stanley e Brazzà) si avventurarono in zone sconosciute, scoprendo aree fertili e miti (i grandi laghi), e fornendo conoscenze geografiche, culturali ed economiche di varie regioni remote. • Giustificazione morale e intellettuale: un valido contributo alla corsa per la spartizione dell'Africa arrivò dal mondo intellettuale, che fornì, grazie al razzismo pseudoscientifico suffragato dai contemporanei studi di biologia, genetica, antropologia etc., il pretesto di fornire civilizzazione e conoscenze alle popolazioni africane, che in quanto meno evolute, non erano in grado di accedere autonomamente alla civiltà. Per concludere, l’Africa è l’area che fa maggiormente le spese di questa competizione tra le nuove potenze industriali europee. La Conferenza di Berlino (1884-1885), si svolse sotto l’ideologia che assegnava solo alle potenze europee e ai popoli bianchi d’oltreoceano il diritto alla sovranità: le altre aree erano considerate territori vuoti liberamente occupabili e spartibili. La divisione del continente africano fu fatta sulla base di una terribile violenza geografica e ideologica, seguendo cioè le coordinate geografiche o il corso dei fiumi e l’orografia, ma non tenendo minimamente conto delle caratteristiche storiche, culturali, antropologiche, economiche dei popoli che vi abitavano. Intere formazioni nazionali vennero così smembrate, mentre altre, da sempre rivali, vennero costrette a convivere, scatenando contrasti sanguinosi che stanno anche alla radice dei conflitti del nostro secolo. L’Africa diventò uno spazio “europeo”. 4 Lo scramble for Africa tra il 1885 ed il 1914

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