“A nessuno venderemo, a nessuno
negheremo o ritarderemo il diritto e la giustizia”
6)
L’imperatore indiano Asòka (III secolo
a. C.) autore di epigrafi dedicate alla condotta buona e giusta, incise su
tavole di pietra e cippi disseminati all’interno ed all’esterno del paese, che
parla appunto del rapporto fra i due concetti:
Asoka si esprime contro l’intolleranza e
invita a comprendere che anche quando una scuola religiosa o politica si trova
in conflitto con le altre, queste devono essere trattate con il dovuto onore,
in ogni modo e in tutte le occasioni.
Tra le ragioni che porta a fondamento
della sua esortazione c’è la considerazione, di notevole rilevanza epistemica
, che le scuole degli altri sono sempre per una ragione o per l’altra,
degne di rispetto. Ma Asòka va oltre, aggiungendo: “ Colui che tiene il bene
della propria scuola, ma per cieco attaccamento a essa nutre disprezzo per le
scuole altrui, con tale comportamento non fa in realtà che recare alla propria
scuola il peggior danno possibile”.
In questo modo Asòka intende chiaramente
indicare il fatto che l’intolleranza verso le convinzioni e le religioni altrui
non favorisce la giustezza delle proprie idee politico religiose. Il
comportamento che ne consegue può essere definito “ non buono” e “non
intelligente”.
7)
Nella
sua riflessione sulla giustizia sociale
Asòka non si ferma alla convinzione che migliorare il benessere e la libertà
del popolo sia uno dei compiti importanti dello Stato e dei membri di una
società; considera anche l’idea che lo sviluppo sociale si possa promuovere
attraverso l’impegno dei cittadini a seguire una buona condotta, senza che
diventi necessario obbligarli a farlo
Asòka
(Imperatore Indiano del III secolo a.C.)
8)
Le disuguaglianze sociali ed economiche devono soddisfare due
condizioni: primo, devono essere associate a cariche e posizioni aperte a tutti
in condizioni di equa uguaglianza delle opportunità; secondo, devono dare il
massimo beneficio ai membri meno avvantaggiati della società.
9)
Le
persone ragionevoli non sono mosse dal bene generale in quanto tale, ma
desiderano (come fine in sé) un mondo sociale nel quale possano cooperare da
individui liberi e uguali con altre persone, a condizioni accettabili per
tutti; e vogliono fermamente che in questo modo ci sia reciprocità, e che
ognuno ne benefici insieme agli altri.
Una
persona è invece irragionevole (sotto lo stesso aspetto di base) quando desidera impegnarsi in sistemi
cooperativi ma non è disposta a onorare o anche solo a proporre (se non come
indispensabile finzione pubblica) alcun principio o criterio generale che
specifichi equi termini di cooperazione. Simili persone sono pronte a violare
questi termini ogni volta che ne hanno la convenienza e che le circostanze
glielo consentano.
Alessandro Magno , quando invase l’India (325
a.C.) ,In un confronto dialettico con filosofi giainisti chiese perché si
rifiutassero di dedicargli attenzione. La sua domanda ricevette una risposta d’intonazione
democratica:
“ O re Alessandro, a ogni uomo può
possedere tanta parte della faccia della terra quanta è questa su cui stiamo.
Non sei che un uomo come noi, salvo che tu sei sempre indaffarato, ma per cose
da cui non viene alcun bene e, lontano tante miglia dalla patria, rechi
disturbo a te stesso e agli altri …. Presto sarai morto, e allora possiederai
solo quel tanto di terra che basterà a seppellirti”.
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