1)
Nulla è tanto acutamente percepito
quanto l’ingiustizia.
2)
In una società l’idea di equità precede
quella di giustizia e le facoltà morali delle persone, in riferimento alla loro
capacità di provare il senso di giustizia e di formarsi un concetto del bene,
rimangono relegate ai propri interessi personali.
Gli esseri umani non guardano che
all’interesse personale e non mostrano
alcuna capacità di concepire le idee di equità e di giustizia, ne alcuna
inclinazione verso di esse. Si sarà equi solo quando smetteremo di anteporre l’interesse personale a
quello di tutta la comunità nella quale viviamo.
3)
La libertà, tra l’altro concorre con
altri fattori a determinare il vantaggio complessivo della persona, quindi va
inclusa nei beni primari. L’eliminazione della povertà, misurata in termini
della privazione dei beni primari, deve essere alla base di qualsiasi società
civile. Ma l’eliminazione della povertà deve essere nei fatti non solo nei
principi. Se riusciremo a non pensare solo a noi stessi e ci convincessimo che
la società è formata da una comunità di esseri umani che si riconoscono nei valori di civiltà, di
giustizia e di Libertà, avremmo effettivamente contribuito a formare una
società giusta nella quale ci si possa riconoscere a pieno titolo.
4)
In una società civile si parla di
identificare “istituzioni giuste”, dimenticandosi che prima bisogna formare
“società giuste” che facciano assegnamento su istituzioni efficaci e si
misurino con i comportamenti effettivi. D’altronde sappiamo quanto sia
difficile presumere che in tutti i membri di una società germogli spontaneamente
una condotta in tutto ragionevole. Quindi è attraverso il dialogo ed il
confronto delle idee fra i membri di una società che si arriverà a concordare
delle sintesi che potranno concorrere alla formazione di una società giusta.
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