Ritornare a Dio Padre
I testi biblici esprimono il richiamo alla conversione attraverso due modalità. La prima è quella di ritornare a Dio, espressa con il verbo ebraico shuv (ritornare) e che ancora oggi gli ebrei chiamano teshuvah (conversione) . Si tratta di un mutamento radicale di tutta l'esistenza, quasi di una inversione di rotta, resa visibile dall'esortazione a raddrizzare i sentieri.
La seconda è quella del cambiamento di mentalità. Essa viene espressa con il verbo greco metanoèin (cambiare la mente) , che ha dato origine al termine metanoia ( con cui anche oggi chiamiamo la conversione). si tratta di una trasformazione del modo di pensare, di valutare ed anche agire, che la filosofia greca,, cui si ispira questo verbo, colloca nel nous (la mente).
Nei testi dell'Antico Testamento il richiamo alla conversione (soprattutto nella predicazione dei profeti) è rivolto al popolo di Israele perché si corregga delle molte infedeltà all'alleanza stretta con il suo Dio. All'orizzonte di questo richiamo si intravede una drammatica minaccia: se Israele non ritorna al suo Dio, verrà sradicato dalla terra che gli è stata data in dono e subirà il castigo dell'esilio.
Nei testi del Nuovo Testamento (soprattutto nei vangeli) la conversione riguarda particolarmente il rinnovamento interiore dell'uomo, la purezza del suo cuore (inteso come fonte di bene o del male), l'adesione piena alle parole di Gesù, alla volontà di mettersi alla sua sequela, come attenti discepoli. Gesù non minaccia chi non si converte, ma constata con dolore la sua esclusione dal regno di Dio da lui annunciato (cioè dalla salvezza).
I segni della conversione nell'Antico Testamento sono gli stessi della penitenza:stracciarsi le vesti e vestirsi di sacco (un tessuto ruvido e fastidioso) , cospargersi di cenere ed astenersi dai profumi, pingere e digiunare.
E' tanto grande l'amore di Dio per l'uomo che egli stesso non esita a convertirsi per evitare alla sua creatura di correre il rischio del fallimento totale, cui conduce il peccato (è il significato del verbo "perdere" o "andare perduti", tanto frequente nei vangeli).
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