N° 1) Itinerari, vita di un Santo
SANT’ANTONIO ABATE
Ala ricerca di Dio. Originario dell’Egitto scelse la vita eremitica ma
molti lo seguirono. E’ il protettore
degli animali domestici. Si festeggia il 17 gennaio . Il Santo rappresentato con il maiale e la
croce tau di colore azzurro. Quest’ultima è il simbolo dell’ordine dei monaci
Antoniani.
Il fuoco ed il falò di
Sant’Antonio, la benedizione degli animali, protettore dei macellai, dei Vigili
del Fuoco, degli animali domestici e persino dei becchini. La popolarità
conquistata da Sant’Antonio Abate è senza confini in occidente e oriente e si
esprime in tradizioni, detti, feste e simboli. Il suo culto divenne popolare
nel Medioevo, quando nel tredicesimo secolo, ne venne divulgata la storia nella Leggenda aurea di Jacopo da Varagine.
Da allora, l’iconografia che lo riguarda è ricchissima non solo in Italia ma
anche nelle arti figurative nel tardo gotico tedesco. Oggi, ne conosciamo la
storia tramite un altro libro, la vita di
Antonio, scritta dall’amico e
discepolo Sant’Atanasio qualche anno dopo la morte di Antonio avvenuta il 17
gennaio del 356. Una vita lunghissima, 106 anni, intensa e animata da un
desiderio radicale di seguire Gesù nel nascondimento. Antonio non voleva, lo
sappiamo da San Girolamo, neanche che si conoscesse il luogo della sua
sepoltura quando seppe che un certo Pergamo, un ricco signore dell’Egitto, si
riprometteva di erigere una chiesa dopo averne trasportato la salma in un
terreno di sua proprietà.
Vende trecento terreni: Antonio nasce attorno al 250 a Coma,
l’odierna Quemans, una città sulla riva occidentale del Nilo, nel cuore
dell’Egitto, da una famiglia agiata e possidente, con un’attività agricola ben
avviata. Tra i 18 e i 20 anni perde entrambi i genitori, e appena sei mesi dopo
è già alla ricerca del senso della vita. Si interroga su come seguire Gesù,
sull’esempio degli apostoli che avevano abbandonato ogni cosa per seguirlo.
Improvvisamente, una mattina, entrando in chiesa, trova la risposta. “Se
vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri, poi
vieni e seguimi e avrai un tesoro nei cieli”, recita il Vangelo del
giorno: Per Antonio quelle parole, che aveva già ascoltato in passato,
risuonano in maniera nuova: questa volta
sono rivolte a lui. Quindi uscito dalla chiesa, vende trecento campi molto
fertili che aveva ereditato dalla sua famiglia. Ciò che ne ricava lo dona ai
poveri riservandone una parte per la
sorella minore. Ma non gli basta.
“Non angustiatevi per il
domani” è la parola di Gesù che lo convince a fare l’ultimo passo. Dona anche
quello che gli era rimasto, affida la sorella, con una somma di denaro, a una
comunità di vergini consacrate a Dio e si fa eremita.
Le lotte con il demonio: Da
eremita Antonio conduce una vita dura, da solo, in un villaggio vicino alla sua
città. Si dedica alla preghiera, alla lettura della sacra scrittura, ai lavori
manuali per mantenersi. Ma Dio lo mette alla prova, lo sottopone a terribili
tentazioni con il demonio, pensieri osceni, quasi peggio se avesse condotto una
vita cristiana come tutti. Vacilla, ma altri eremiti lo incoraggiano ad andare
avanti, a fare una scelta ancora più profonda. Si trasferisce in un antica
tomba scavata nella roccia, veste solo di un rude panno e si isola da tutti per
cercare l’unione con Dio, pura, assoluta, senza l’inciampo dei fratelli. Ma le
tentazioni continuano fino alle percosse ricevute dal demonio. Sono anni di
oscurità spirituale, ma non molla e persevera contro ogni evidenza nella fede
di Dio.
Le origini del monachesimo: La fama di Antonio cresce: Il
cristianesimo è già molto diffuso nell’area e molti lo cercano per colloqui,
consigli, parole di sapienza. Lui ha tempo per tutti, ma non è questa la sua
vita. Si allontana verso il Mar Rosso, sulle montagne del Pispir presso un forte
abbandonato inaccessibile. Qui rimane per venti anni e sopravvive grazie a una
fonte d’acqua e un amico fedele che gli lancia i viveri oltre le mura di cinta.
E, come più le radici vanno a fondo nel terreno, più cresce la chioma
dell’albero, così, più Antonio va in profondità nell’unione con Dio, più
accorrono persone che lo cercano e che vogliono seguire il suo esempio. Dal
successivo abbattimento del fortino nascono due monasteri, entrambi sotto la
sua direzione: uno ad oriente del Nilo, l’altro sulla riva sinistra del fiume.
Antonio è ormai persona esperta e può essere un’ottima guida spirituale: un abate . I monaci dimorano ognuno nella propria
cella solitaria, pregano e lavorano, ma sono una comunità di eremiti, che
vivono nello stesso luogo anche se non legati da regole. E’ nato il
monachesimo, quell’ora et labora che sarà codificato duecento anni dopo
dalla regola di San Benedetto e che darà vita al monachesimo occidentale.
Il Fuoco di Sant’Antonio:
Nel gergo popolare indica l’herpes
zoster, una recidiva del virus della
varicella, molto fastidiosa anche in passato, quando si veneravano le reliquie
di Sant’Antonio a Motte-Saint-Didier in Francia nel 1119.
A quei tempi non esistevano
rimedi e i malati invocavano l’aiuto del Santo. Per questo motivo in terra
francese nascono una confraternita ed un ospedale per assisterli, da cui poi
ebbe origine l’Ordine Ospedaliero degli Antoniani. I monaci allevavano
dei maiali .
Gli animali potevano vagare
liberi per la città se portavano una campanella di riconoscimento, perché con
il loro grasso si alleviava l’herpes zoster. Da allora, sant’Antonio è
considerato il patrono dei maiali e di tutti gli animali domestici che il 17
gennaio, in occasione della sua ricorrenza, vengono benedetti.
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