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venerdì 18 maggio 2012

Parola di Marx

L'economia muove tutto:
La storia dell'umanità non è fatta solo di guerre, ma nemmeno solo dalle idee o dalla politica: sono economia e tecnologia a determinare di volta in volta l'evoluzione delle culture. Le basi economiche su cui si fonda la società, ovvero il modo in cui la ricchezza viene prodotta e distribuita, sono quindi il punto d'osservazione da analizzare se si vogliono capire e cambiare le storture del mondo: questa premessa teorica è detta MATERIALISMO STORICO. L'economia determina anche la mobilità sociale degli individui: nel capitalismo dell'800 (e in parte anche oggi) difficilmente il figlio di un operaio poteva diventare un industriale, perché la necessità di guadagnarsi con il salario il sostentamento non gli dava modo di dedicarsi ad altro che al lavoro quotidiano.

Il Meccanismo del mercato:
La domanda chiave che si pose Marx fu questa: come funziona il capitalismo? Semplificando, rispose così: il capitalista mette il denaro (per pagare i salari, mezzi di produzione e materiali) l'operaio fornisce la forza lavoro tramite cui, in cambio del salario, produce un oggetto. Il padrone attribuisce alla forza lavoro un certo valore, ma vende il prodotto a un valore maggiore. la differenza o PLUSVALORE è assicurata dall'attività dell'operaio, che con il lavoro trasforma il materiale iniziale in merce vendibile. Il surplus (al netto dei costi) va nelle tasche del padrone, che ne ricava un PROFITTO che accresce il capitale. L'operaio è così ridotto a strumento con cui il capitale produce altro denaro.

Siamo tutti Alienati:
Fino alla fine dell'800 il grosso dell'economia si reggeva sugli artigiani: il calzolaio aggiustava le scarpe, a lavoro concluso, veniva pagato  dal cliente per il suo lavoro. Marx notò il declino di questo modello. La rivoluzione industriale aveva imposto un diverso tipo di lavoratore: l'operaio salariato, che non ha altro da vendere se non la forza delle sue braccia. Costretto a fare un lavoro ripetitivo, da cui il padrone trae vantaggio accrescendo il valore del capitale investito, l'operaio è costretto dalla rigida divisione del lavoro a rinunciare ad ogni creatività: vede infatti soltanto il pezzo al quale è addetto, ed è estraneo (alieno) al resto del processo produttivo. E cioé condannato all'ALIENAZIONE ovvero alla disumanizzazione.

Religione Oppio dei Popoli:
Perché i lavoratori dell'800 sopportavano le ingiustizie del capitalismo? Secondo Marx, perché speravano nella giustizia ultaterrena. Questo concetto sintetizzato nella massima " la religione è l'oppio dei popoli", fu attribuito a Marx. Ma lui in realtà espresse  questa idea in modo più articolato: " La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. E' l'oppio dei Popoli. Per Marx, quindi la religione non era tanto un invenzione dei preti ingannatori , come si dirà in seguito, quanto piuttosto il frutto di un'umanità sofferente e oppressa che cerca CONSOLAZIONE nel mondo (per lui immaginario) della fede.

Un metodo razionale:
A metà dell'800 erano in molti a chiedersi come migliorare una società sempre più afflitta dalle disparità sociali. Secondo Marx, però alle critiche del modello capitalista fino a quel momento erano state del tutto insufficienti : " i filosofi hanno solo interpretato il mondo in vari modi, ma il punto ora è cambiarlo". Tale trasformazione richiedeva un'analisi della realtà con gli strumenti razionali del SOCIALISMO SCIENTIFICO applicando cioè le ferree logiche della scienza. Semplificando molto, la teoria era questa: l'economia determina la cultura di un popolo: ogni cultura ha sempre al suo interno una lotta tra oppressi e oppressori; nell'800 il conflitto è tra capitalisti e lavoratori. In base alle sue analisi, Marx prevedeva la vittoria di quest'ultimi e la fine del capitalismo, il suo metodo era figlio dei tempi: il posivitismo, nato dopo la Rivoluzione Francese, riponeva enorme fiducia nella ragione e nella sua capacità di spiegare la realtà.

Classi in lotta:
Già gli antichi Greci usavano nei loro ragionamenti la dialettica. Il termine (che significa "relativo alla discussione") nacque nell'ambito della retorica e alludeva al confronto tra due tesi contrapposte (A e B) esposte per indagare la verità di un fatto. Secondo Marx la storia procede allo stesso modo (dialetticamente)  ovvero attraverso il conflitto tra A e B.
Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni professionali e garzoni, insomma oppressori ed oppressi. Tra i due si crea in ogni epoca un conflitto, che il marxismo chiama LOTTA DI CLASSE. Con la rivoluzione industriale lo scontro che Marx ebbe davanti agli occhi era quello tra " padroni" della classe borghese e PROLETARIATO, cioé i moderni salariati, che non avendo mezzi di produzione propri erano ridotti a vendere la loro forza lavoro per poter sopravvivere.

La fine del Capitalismo:
"Ogni capitalista ne ammazza molti altri" disse Marx. Cosa intendeva? Nel capitalismo ogni guadagno dovrebbe essere reinvestito per competere con la concorrenza. L'accumulo di capitale , se da una parte concentra la ricchezza nelle mani  di un numero sempre minore di padroni, dall'altra, complice anche dell'eleminazione della figura dell'operaio grazie all'introduzione di nuove macchine, genera sempre più miseria. Diminuendo i magnati, crescono i poveri (un fenomeno questo, registrato anche nella crisi attuale). E con loro aumentano anche l'emarginazione, lo sfruttamento e la tensione sociale destinati a sfociare in aperta RIVOLUZIONE di una classe sempre più numerosa. L'epilogo sarebbe quindi l'implosione del capitalismo. " Suona l'ultima ora della proprietà privata capitalistica. Gli espropriatori vengono espropriati", sentenziò nel Capitale.

Il Sol dell'Avvenire:
Il COMUNISMO auspicato da Marx (ma soprattutto da Engels) è il futuro della società dopo il crollo del capitalismo e il passaggio ad una società senza proprietà privata, né classi, né divisione del lavoro, né stato. Nel comunismo  secondo marx il potere sarebbe stato nelle mani del proletariato, la classe priva di interessi personali che non avendo più nulla da perdere, se non le sue catene, avrebbe potuto emancipare l'intera società. Non disse molto su come si sarebbe  organizzata questa nuova società: si limitò a distinguere tra un comunismo "rozzo2 in cui tutta la proprietà sarebbe passata allo Stato (più o meno ciò che è accaduto nei regimi comunisti nel 900) e un comunismo più evoluto in cui lo Stato (un'organizzazione escogitata dalla borghesia, quindi transitoria) non avrà più ragion d'essere, non essendoci più proprietà privata o classi.

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